Bambini: lezioni private o collettive?

L’insegnamento dello sci ai bambini può essere considerato a tutti gli effetti una palestra ed un campo da esplorare ricco di risorse e motivi di crescita. Per il maestro di sci questo tipo di relazione esige un’attenzione assoluta ed una professionalità ineccepibile.

Anche se solo per alcune ore, il maestro incontra durante la lezione universi variegati dai quali estrarre ragioni di profonda riflessione e deve essere in grado di fornire un insieme di regole e di esempi che vanno ben oltre alla sola pratica sportiva. L’argomento è talmente vasto e stimolante che esiste concretamente la possibilità di scriverne un libro; io preferisco dedicarmi ad interventi un po’ più dinamici come articoli su riviste specializzate in quanto le scoperte nel campo della didattica e della persona si arricchiscono costantemente di novità e ricerche dall’esito sorprendente. Entrando nello specifico affronterei l’argomento dell’insegnamento ai bambini dividendolo in due momenti: l’avvicinamento iniziale alla neve e alla lezione e come seconda tappa la gestione delle esperienze quando i piccoli allievi hanno già acquisito una discreta autonomia di movimento. Il primo punto è estremamente delicato e le variabili di cui bisogna tener conto sono molteplici: tutti gli elementi del nuovo mondo che il bimbo va a incontrare devono essere valutati con estrema attenzione. L’allievo deve provenire da precedenti esperienze di scivolamento sulla neve, dallo slittino al bob ed averne tratto gioia e divertimento. La prima giornata di lezione e in seguito gran parte delle successive, deve essere vissuta in condizioni ambientali e meteo favorevoli; ogni più piccola sfumatura che a noi adulti pare non significativa, suscita nel bambino echi fondamentali per l’aggregazione dei ricordi e quindi dell’idea che si avrà dello sci. I genitori devono avvertire il desiderio da parte dei loro figli di andare incontro alla neve, di voler realmente provare a scivolare con gli sci. Ai genitori tocca un compito piuttosto arduo: quello di non proiettare sui bimbi le loro aspettative, ansie e peggio ancora le paure. Le iniezioni di fiducia e la valorizzazione delle potenzialità degli allievi sono fondamentali. Entrare empaticamente nel loro mondo e riconoscerne i richiami e le esigenze contribuisce a strutturare le fondamenta di un’esperienza solida e divertente. Consiglio all’inizio sempre lezioni individuali. Il secondo momento a cui ho fatto cenno è il prosieguo dell’attività; anche in questo caso molti sono gli elementi da non trascurare: emancipazione graduale del bimbo, crescita della capacità di credere in se stesso e confronto con gli altri piccoli allievi. Quando si è in grado di rallentare, fermarsi e fare curve, seppur a spazzaneve, sono consigliate le prime lezioni collettive ed è proprio lì che si inizia a giocare, ad alimentare una sana competitività che funge da stimolo per conoscere le prime piccole frustrazioni e i piccoli momenti di esaltazione. Superare le prime e godere moderatamente dei secondi; questo è un buon punto di partenza.

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