Motivazione e resilienza

Compito del maestro è quello di creare la quantità di motivazioni più alta possibile. In presenza di determinazione e stimoli concreti l'apprendimento viene diretto verso risutati sicuramente gratificanti e concreti in breve tempo.

" L'interesse genera neuroplasticità, cioè la nascita di nuove connessioni nervose. Quello che si impara in condizioni di alto interesse e di relativa attivazione emozionale, non viene più dimenticato. Le esperienze di padroneggiamento caratterizzate fortemente sotto l'aspetto emotivo lasciano tracce permanenti nel sistema nervoso; esse creano nuove strutture neurali all'interno del cervello che verranno richiamate all'operatività da ogni situazione simile a quelle che le ha generate." Resisto dunque sono - Pietro Trabucchi, p. 161. Lo sport come palestra di vita, questo è un principio sul quale ho fondato tutto il mio lavoro; non occorre essere agonisti per viverlo in maniera efficace e venire in contatto con la nostra capacità di gestire lo stress e di entrare in profondonda connessione con noi stessi. In una curva sulla neve come in una bracciata a stile libero ci sono tutti i nostri sentimenti ben sintetizzati; usufruire del gesto per elaborare situazioni emotivamente rilevanti nella nostra vita extrasportiva, ci consente di assumere una prospettiva nuova nella stessa valutazione del problema. Associando, attraverso un esercizio di visualizzazione, l'elemento che rappresenta il blocco e l' espressione fisica che ne deriva, percepiamo tensioni, contrazioni e azioni poco fluide, risultato evidente di neutralizzazione dell'energia. Conoscendo come reagiamo nelle curve, in presenza di pensieri disturbanti, possiamo dire: "ora mi libero in questa curva ad ampio raggio respirando, sentendo vibrare le mie gambe, come se fossi in ufficio con quel fastidioso...problema" Piano piano, quando iniziamo a farcela sugli sci abbiamo buone probabilità di riuscrci fuori. La resilienza, qualità descritta egregiamente nel citato libro di Trabucchi, risulta fondamentale a tutti i livelli; dal bambino all'adulto, esistono molteplici metodologie per addestrare l'individuo alla capacità di resitere, tollerare ed elaborare la fatica in senso lato. Anche qui è fondamentale compiere un parallelo tra sport e il resto della vita. Gli obiettivi che assieme al maestro vengono definiti come possibili - mai troppo alti ma neanche svilenti - devono rappresentare un percorso più che un punto di arrivo. Non occorre esasperare l'idea di " risultato a tutti i costi" perdendoci nella sua tensione le tappe costruttive e strutturanti la maturazione come sportivi e come uomini. Nella lezione il maestro entra in empatia con l'allievo, il feedback costituisce un efficace strumento di consolidamento del lavoro; ogni piccolo momento, a volte apparentemente inespressivo, si rivela basilare per la conoscenza di entrambi i protagonisti. Superare gli ostacoli che si frappongono tra noi e ciò che vogliamo raggiungere, nello sci come in tutte le discipline sportive, vuol dire ripetere e conoscere i nostri modelli di vita. La frustrazione imperversa sugli sci quando anche nella vita siamo nevroticamente legati all'immagine, all'apparenza e al confronto. Ho sempre sostenuto che per avere motivi reali, veri e irrinunciabili per tornare a sciare ci debba essere la sensazione, sentire più ancora che capire ciò che si sta facendo. Accrescere le conoscenze tecniche significa aggiungere notizie sul nostro carattere; comprenderci meglio. Allora sì che respirare, flettersi, rimanere in equilibrio e resistere vorrà veramente dire impiegare il nostro tempo nel modo più creativo e sano che si conosca.

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